4.5 (1197 Recensioni)
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Indice
Origine del nome, storia e provenienza
Cifre e fatti dall'Italia e dal mondo
Caratteristiche organolettiche del Sangiovese
Il Sangiovese a tavola
Il principe della Toscana
Chianti
Brunello di Montalcino
Morellino di Scansano
Vino Nobile di Montepulciano
Il Sangiovese detiene il primato di vitigno più coltivato del Bel Paese. Caldo, notevolmente tannico e dalla struttura media, questo vitigno a bacca nera è il re indiscusso di eccellenze come il Chianti, il Brunello di Montalcino e di molte altre etichette di spessore. Immergiamoci nel mondo del Sangiovese e scopriamo insieme perché questo vitigno fa parlare di sé in tutto il mondo.
Se c’è un vitigno italiano che gode di una forte risonanza nel panorama enologico mondiale, quello è il Sangiovese. Sebbene il Sangiovese abbia iniziato a far parlare di sé solo nel 1500, sembra che il vitigno vanti origini etrusche e provenga dalla zona appenninica tra Toscana e Romagna.
Tra le ipotesi più accreditate intorno all’origine del nome, vi è quella che fa derivare Sangiovese da Sanguis Jovis, ovvero sangue di Giove, in riferimento al Monte Giove nei pressi di Santarcangelo di Romagna. La storia narra che in occasione di un banchetto in onore di Papa Leone XII, alla domanda sul nome del delizioso nettare servito dai monaci di Santarcangelo di Romagna, un monaco rispose “Sanguis Jovis”.
Il Sangiovese è la bacca rossa che detiene il primato per superficie vitata in Italia; è in Toscana che questo vitigno si esprime al meglio, ma importanti produzioni di Sangiovese caratterizzano anche altre regioni dell’Italia centrale. Ben 71.600 ha sono coltivati a Sangiovese, nonché l’11% del territorio nazionale, e ad oggi sono 243 i vini DOC e DOCG dove viene impiegato il vitigno.
Fuori dai confini italiani, il Sangiovese ha preso piede anche in California, Argentina e Australia, ma pare che quest’uva si senta particolarmente a casa nel Bel Paese. Dalla maturazione tardiva, il vitigno predilige zone collinari e sedimenti calcarei, non ama le temperature troppo rigide e i ristagni d’acqua. Data la sua elevata irruenza varietale, si trova spesso assemblato con altre varietà, al fine di ottenere vini dal carattere più mite.
Il vino che ci regala l’uva Sangiovese si presenta di colore rosso rubino, tendente al granato se sottoposto ad un lungo invecchiamento. Il suo bouquet olfattivo diletta gli amanti delle note di violetta e degli aromi di ciliegia, ma può sorprendere anche con sentori di sottobosco o richiami pepati. Al palato il Sangiovese sfoggia una spiccata acidità e una buona struttura tannica; tendenzialmente è avvolgente e corposo.
Quando si è tavola, è meglio non far arrabbiare il nostro Giove e fare abbinamenti gastronomici che tengano conto del tipo di Sangiovese. Se in versione Riserva, è preferibile abbinarlo a piatti di carne alla griglia e bistecche, ma anche sostanziose pappardelle al ragù di cinghiale e formaggi ben stagionati si prestano al nostro Sangiovese. Le versioni più fresche invece vanno d’accordo anche con pietanze a base di pesce particolarmente condite.
Protagonista dei vini più celebri della Toscana, il Sangiovese è in grado di regalare sia buoni vini da tavola sia eccellenze da palcoscenico. Tra i rinomati vini della regione, non possono non essere menzionati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Morellino di Scansano e il Vino Nobile di Montepulciano.
Circondato dall’argento degli ulivi, dalla verde geometria delle viti e dagli imponenti cipressi, il divo storico del panorama toscano è senza dubbio il Chianti. L’omonima zona nel Medioevo fu spesso oggetto di contesa tra le rivali Firenze e Siena e, dopo che il dominio passò ufficialmente a Firenze, venne persino istituita la Lega Militare del Chianti, con il compito di amministrare il territorio e difenderne i confini. Oggi ad essere tutelata è in particolar modo la zona di produzione del Chianti Classico, i cui confini sono stati stabiliti dalla legge nel 1716 per volontà del granduca di Toscana.
É la magia della Val d’Orcia e delle circostanti valli del comune di Montalcino a fare da cornice ad uno dei vini toscani più famosi al mondo: il Brunello di Montalcino. Prodotto da Sangiovese Grosso in purezza, localmente chiamato Brunello per via dei grappoli bruni, questo è un vino molto esigente che, per essere chiamato tale, deve essere sottoposto ad un affinamento di minimo cinque anni in botti di rovere e sei mesi in bottiglia. Ampio, corposo e caldo, il Brunello di Montalcino ammalia con profumi fruttati e vanigliati e nelle migliori annate delizia anche come vino da meditazione.
Anche nella creazione di quest’eccellenza enologica della Maremma c’è lo zampino del Sangiovese, chiamato Morellino nella zona in provincia di Grosseto. Il vino deve il suo nome ai cavalli “Morelli”, utilizzati un tempo per trainare le carrozze a Scansano. Il colore intenso dei manti dei cavalli ricordava le tonalità e il carattere del Morellino di Scansano: delicato, dal tannino fine e notevolmente fresco, peculiarità che deve alla Maremma e alla vicinanza al mare.
“Montepulciano d’ogni vino è il re”: così si scriveva nel Seicento in riferimento al Vino Nobile di Montepulciano, il prestigioso rosso dell’omonima zona. Prodotto con almeno il 70% di uve Sangiovese Grosso, localmente chiamato Prugnolo Gentile, il Vino Nobile di Montepulciano è stato il primo vino italiano a fregiarsi della Denominazione di origine controllata e garantita (DOCG). Questa prevede un affinamento minimo di 24 mesi, di cui almeno 12 in legno. È il suo equilibrio, unito alla persistente corposità, ad avergli garantito il successo in Italia e nel mondo.
Insomma, che sia la Toscana, l’Umbria o la Romagna non importa: il Sangiovese è un vitigno che sa regalare vini estremamente fini, dalla grande longevità e dalla spiccata personalità e che ha un posto fisso negli annali dell’enologia italiana.
Tags: Sangiovese, Toscana, Chianti, Montepulciano, Scansano, Morellino, Brunello, Vitigno, Abbinamenti
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